venerdì 12 agosto 2011

Il cortile accanto di Ilyich Spiridon Konstikovic

Il cortile accanto 

di Ilyich Spiridon Konstikovic


Il grande autore russo ci stupisce ancora una volta con questo corposo romanzo di oltre quattromila pagine che lo fa entrare di diritto nell'olimpo dei grandi autori russi, consacrandolo se non come il migliore tra questi, sicuramente come il più prolisso.
Nato in Russia da genitori di origine ucraina proprio il giorno dell'ascesa al potere di Brežnev, i genitori gli diedero come primo nome il secondo nome del grande statista; il secondo nome proviene invece dal primo nome del nonno morto sul caucaso durante la seconda guerra mondiale.
Libertario nell'animo ma pavido all'inverosimile Konstikovic, poeta e narratore, non osa mai palesare la sua critica al regime, memore forse di quanto occorso prima a Solgenitsin, decide per un genere intimista e allusorio, che più che dire, accenna, più che raccontare, descrive, più che narrare, pennella.
Sin dalle prime opere, sia in versi che in prosa, questa sua poetica del non detto lo porta a scrivere opere di grande struggimento, prive del ben che minimo fatto, azione o accadimento.
Col passare degli anni la sua scelta man mano si estremizza e i suoi scritti sono sempre più un susseguirsi di parole, che danno un senso di ritmo, dove anche le emozioni sono solo suggerite, dove l'empatia stessa deve essere suscitata più dal lettore che dall'autore.
Dietro questo scrivere, che i detrattori ignoranti non tardano a definire "palloso", si nascondono tumulti dell'anima che l'autore non dice e non spiega, a cui nemmeno accenna; proprio il loro essere così ben nascosti dietro ad immagini e descrizioni apparentemente fini a se stesse, rende questi tumulti, solo intuiti dal lettore, così particolari, quasi unici, rintracciabili dentro una oscura densità, certo con grande sforzo, solo nelle opere di Konstikovic.
L'apice di questo sforzo immane di Konstikovic nel ricercare la parola esente da un qualsiasi coinvolgimento, addirittura avulsa da un vero e proprio significato, ha portato l'autore al romanzo "Il cortile accanto".
L'autore, senza mai dirlo, immagina lo stupore, naturalmente non descritto, di un se stesso in tenera età alla scoperta del cortile accanto alla sua casa di Aprelevka, paesino vicino a Mosca, che comunque nel romanzo non viene mai citato; probabilmente un cortile che l'autore non ha mai realmente visitato da bambino e sicuramente nemmeno in età più matura.
Tutte allusive e pregnati di significati le descrizioni delle singole crepe dei vasi contenenti rosmarino e salvia o la dettagliatissima parte, dieci capitoli, della lunga fila di formiche che Ilyich descrive una ad una non tralasciando le particolarità che le distinguono così bene l'una dall'altra.
Risultano forse un tantino forzate le duecento pagine di descrizioni della parte centrale del cortile dove, non avendo appigli descrittivi degni di nota, l'autore arriva nel dettaglio, partendo dai granelli di sabbia e passando dagli atomi fino alla descrizione di ogni singolo quark.
Se da una parte la poesia delle accurate descrizione dei loro sapori : la bellezza, il fascino, la verità e la stranezza, rende sublimi quelle pagine, d'altro canto, a volte, possono arrivare a diventare stucchevoli e addirittura noiose per un lettore poco avvezzo alla teoria cromodinamica quantisca dei fermioni.
D'altra parte non ce la sentiamo, come critici, di biasimare Konstikovic, come si può infatti pretendere di definirsi "lettore" se non si conoscono in modo approfondito le teorie dei quanti, la cromodinamnica quantistica, le differenze tra fermioni, mesoni e leptoni ?
Leggere significa comprendere, se non si hanno gli strumenti basilari : meglio desistere !
Il romanzo "Il cortile accanto" esce oggi anche in Italia, finalmente, a trent'anni dalla sua prima edizione in russo, anni passati da Olga Dimitrova a tradurre le oltre quattromila pagine, un'opera alquanto impegnativa anche per la traduttrice.
Senza nulla togliere alla Dimitrova e alla sua traduzione avremmo preferito decisamente una versione con testo russo a fronte e con una cariola per il trasporto del volume, che, non possiamo negarlo, sarebbe diventato di difficile trasporto.
Accontentiamoci quindi della versione tradotta che, pur perdendo qualcosa nel passaggio dal russo all'italiano, sicuramente coi suoi diciannove kilogrammi, risulta perlomeno di più facile trasporto e lettura.
Purtroppo ci tocca segnalare che l'ultimo romanzo di Konstikovic, "L'elenco", una versione romanzata dell'elenco del telefono del distretto telefonico di Mosca, uscito incompiuto poco dopo la sua morte (l'autore era arrivato alla lettera Ja), giace ancora non tradotto nelle cantine delle case editrici italiane, pronte a pubblicare qualunque librucolo venga loro proposto invece di rendere possibile leggere capolavori di tal fatta anche a chi, al contrario di me, non conosce la lingua russa.

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