giovedì 12 aprile 2012

I segreti del mare di Francesco Catenacci


I segreti del mare

di Francesco Catenacci


Bisogna risalire fino al 1953, quando Sergio Saviane dava alle stampe il suo "I misteri di Alleghe", per ritrovare qualcosa di simile a questo romanzo, anch’esso ispirato a fatti realmente accaduti.
"I segreti del mare" è una storia cruda, densa di omicidi, che coprono un lasso di tempo lungo sessant’anni, ma che affondano le proprie radici ancora prima, durante l'epoca fascista, abbracciando così, nel complesso, ben settant'anni di storia italiana.
La lunga e puntuale ricostruzione dei fatti, opera di Francesco Catenacci, è sia romanzo, sia indagine giornalistica, sia storia dell'Italia criminale, sia giallo, sia cronaca nera.
Tutto questo e molto altro ancora.
Naturalmente i fatti sono romanzati e lo zampino e la maestria del Catenacci si vede in ognuna delle oltre cinquecento pagine del libro, ma la storia è completamente basata su fatti veri e documentati, solo la loro interpretazione è una tesi tutta dell'autore, nata dalla sua approfondita ricerca durata sei lunghi anni.
Durante la stesura de "I segreti del mare" il Catenacci ha condiviso le sue ricerche, i suoi dubbi e le sue teorie con il maresciallo dei carabinieri Claretta Cartocci, che, convintasi alla fine della bontà delle teorie e delle interpretazioni dei fatti dell'autore, ha indagato, arrestato, e portato infine a processo l'ormai settantasettenne Elvio Cinti, condannato in primo grado all'ergastolo e personaggio principale della ricostruzione dei fatti raccontati nel libro di Francesco Catenacci.
La storia viene narrata dal Catenacci come una vera e propria indagine poliziesca nelle mani del commissario capo Rachele Pavolini che si trova ad investigare sullo strano caso di un omicidio avvenuto nel marzo del 2004.
Evandro Mucci, un settant’enne di Marina di Acquappesa, viene ritrovato morto nel proprio appartamento; apparentemente sembra trattarsi di un arresto cardiaco, avvenuto il giorno precedente la scoperta del cadavere. Unico particolare rilevante il pannolone per adulti incontinenti strapieno.
Quantunque il caso venga subito archiviato dalla polizia locale il commissario capo Rachele Pavolini sente da subito una strana puzza. Nella realtà, ovviamente, questo è l’evento scatenante che diede la stura alle ricerche del Catenacci, vicino di casa di Evandro Mucci.
Risalendo a ritroso una serie impressionante di fatti, apparentemente slegati tra loro, avvenuti in luoghi affatto vicini, e in tempi i più diversi e lontani, la Pavolini ricostruisce una storia comune che intrappola nella stessa rete ben diciannove omicidi, tutti archiviati come morti naturali, incidenti, calamità e altro ancora.
Il primo di questi episodi risale al 1944, l’ultimo, appunto, al 2004.
Il Catenacci tesse la sua sapiente ragnatela attraverso la storia italiana, a ritroso, fino ad arrivare al primo episodio avvenuto durante la resistenza partigiana.
Solo alla fine si scopre cosa accomuna tutti questi “cold cases”: tutte le vittime avevano trascorso lo stesso periodo di vacanza, nell’estate del 1941 a Miramare di Rimini, presso la colonia marina "Fascismo Novarese".
Non solo tutti quanti erano là nello stesso periodo, ma costituivano una squadra e dormivano, quindi, tutti nella medesima camerata!
Minuziosa la descrizione del grande edificio, a forma di nave, proprio di fronte al mare, dove i giovani balilla facevano talassoterapia, bagni d’aria, bagni di sole, bagni d’acqua.
Struggenti le pagine dove si descrive la giornata tipo della colonia, dal saluto alla bandiera, attraverso marce, indottrinamento, attività motorie, fino al meritato sonno nella brandina della propria camerata.
Ma cosa successe allora? Cosa determinò quinci quella lunghissima sequenza di vittime, la maggior parte delle quali concentrate negli anni dopo il 2000? Quale oscuro episodio avvenne in quella camerata, così esiziale da dare inizio, già tre anni dopo quell’estate in colonia, a questa lunghissima catena di morti sospette?
Quando scopre che uno dei venti membri della squadra è ancora vivo, la Pavolini e prima di lei l’autore, si precipita a Marina di Pisciotta in provincia di Salerno, dove risiede Raniero Codacci-Pisanelli marchese di Calboli, l’unico superstite della mattanza.
Quella che all’inizio si presenta come una corsa contro il tempo per salvare l’unica vittima predestinata ancora salvabile, ben presto diventa un sospetto e vieppiù una ricerca del movente, quando si fa strada la certezza che il sopravvissuto sia anche l’assassino.
Una serie di indizi, prima solo stille di verità, man mano diventano traccia precisa, poi rigagnolo e quindi fiume di inconfessabili motivazioni nascoste.
Qual è il movente? Cosa ha spinto il marchese Raniero Codacci-Pisanelli a compiere diciannove omicidi, così ben congegnati da non destare sospetti per sessanta lunghi anni?
Ebbene il mandante è uno solo: l’enuresi notturna.
Piscialletto, questo era il nomignolo che i camerati della sua squadra gli avevano assegnato. Il marchese ne soffriva ai tempi della colonia e non fu solo fonte d’imbarazzo, ma gli procurò un ostracismo sociale che i suoi malcapitati camerati pagarono a caro prezzo.
Con lucida e determinata follia di vendetta il marchese ha vendicato l’affronto e la derisione con la condanna definitiva e inappellabile: la morte.
Dalla scoperta del movente il romanzo diventa la storia dell’accusa e del processo, fino alla condanna del marchese, sebbene sia una parte molto interessante, non ha ovviamente la forza della prima parte del libro, quando il lettore è portato, piano piano, alla scoperta della terribile verità.
Qualche malpensante ha messo in dubbio la ricostruzione del Catenacci, definendola un assurdo castello di carte, facendo leva su alcune constatazioni indubbiamente vere, ad esempio il fatto che la maggior parte dei sospetti omicidi sia avvenuta quando i soggetti erano in età avanzata, oppure che in nessuno dei diciannove casi di morti sospette sia stato trovata la ben che minima prova che fossero omicidi, oppure la contingenza che non sia mai stata provata, dall’accusa, la presenza del marchese nei pressi del luogo della morte dei suoi camerati.
Certo questi e molti altri fatti possono destare qualche dubbio sulla ricostruzione così minuziosa, ma prevalentemente basata su un teorema accusatorio, piuttosto che su vere e proprie prove.
Il colpo da maestro però, lo compie il pubblico ministero Alberto Mario Tallinucci; al processo, infatti, porta, come prova del reato, un pannolone ancora aulente del suo afrore e grondante di liquido dall’inconfondibile color giallo-paglierino, ritrovato la mattina stessa dell’udienza nella cella del marchese.
Di fronte ad una prova così palese ed incontrovertibile il giudice Leonilda Barbacci non può che condannare il serial killer della colonia, come ben presto il marchese viene soprannominato.
Solo dopo la condanna definitiva Catenacci ha potuto concludere e dare alle stampe questa sua corposa opera, frutto di sei lunghi anni di lavoro e finalmente consegnarla nelle nostre mani.
Nella versione in mio possesso, allegata al bel volume in brossura, anche una confezione da dieci pezzi di pannoloni per adulti incontinenti ultrasottili e idrosolubili.

giovedì 22 marzo 2012

The greater obscure conspiracy of the ancients (La più grande oscura cospirazione degli antichi) di Ed Embedd

The greater obscure conspiracy of the ancients

(La più grande oscura cospirazione degli antichi)

di Ed Embedd


Prima di leggere quest'opera esiziale tutto mi sembrava oscuro nella sua chiarezza; ora, dopo averla letta, tutto mi appare chiaro nella sua oscurezza!
Ed Embedd non ci spiattella subito il segreto che ha abilmente scoperto in tanti anni di lavoro, la più grande cospirazione segreta, nascosta dagli antichi fin dalla notte dei tempi; l'autore ci accompagna invece nell'interpretazione degli infiniti segni che, se letti opportunamente, ci permettono di mettere in risalto la sottile linea che soggiace a tutta la storia dell'umanità.
Quello che spesso può sembrare dovuto al caso, Ed ce lo presenta come inequivocabilmente parte di un grande piano oscuro e antico, che si è dipanato  durante i secoli.
Pagina dopo pagina lo seguiamo nella sua ricerca; la storia dell'umanità, scritta su un cartiglio con inchiostro nero ben visibile ci sembrava così palese...
Ecco che invece Ed avvicina sotto a quella pagina la fiamma della sua minuziosa ricerca storiografica che, come per magia, fa riapparire su quel foglio un'altra storia, una scrittura sottesa, che, vergata con succo di limone, al calore chiarificatore delle sue puntigliose ricostruzioni appare magicamente dal nulla e riscrive e completa quel che già era visibile a tutti.
Le torri gemelle, il terremoto di Siracusa, la moria delle vacche della fine del '700 nella Marca, l'uccisione di Giulio Cesare e di John Fitzgerald Kennedy, l'inabissamento di Atlantide, lo sbarco dei marziani, le scie chimiche, le piramidi egizie, la pizza, il pigreco, la certificazione ISO 9001, tutto fa parte del grande oscuro disegno!
Grandi e piccoli eventi storici vengono sezionati e contestualizzati da Embedd all'interno del grande complotto.
L'autore riesce sempre nel suo intento di dimostrare puntualmente, in tutti questi e in milioni di altri casi, al di là di ogni ragionevole perplessità del lettore più scaltro e prevenuto, senza mai lasciare alcun dubbio.
E lo fa partendo dai grandi eventi storici per arrivare fino al più piccolo e, apparentemente, insignificante episodio.
Vostro padre vi diede uno schiaffo nel 1972? Quel gesto allora inspiegabile faceva anch'esso parte del grande disegno!
Miliardi di persone coinvolte, è certo lecita la domanda, com'è stato possibile, fino ad ora, che questa immane e dettagliatissima cospirazione, non sia balzata agli occhi, se non di molti, almeno di alcuni tra i più sottili pensatori?
Se anche persone comuni ne hanno fatto parte e, ancor oggi, ne fanno parte, come mai tutto ciò è rimasto così segreto?
Nelle ultime milleottocento pagine Ed Embedd arriva finalmente ai tre punti fondamentali che, da sempre, fanno cadere le tesi complottiste delle più disparate tipologie.
Le tre gambe, solide e ben piantate per terra, su cui poggia "The greater obscure conspiracy of the ancients" (La più grande oscura cospirazione degli antichi) di Ed Embedd non sono certo quelle, così spesso esili e fumose, di altri testi cospirazionisti.
Ed sostiene, spiega, motiva e dimostra in modo convincente che la più grande cospirazione della storia non è mai stata scoperta per prima cosa perché è stata progettata e pianificata circa tre miliardi di anni fa, secondariamente perché tutti gli esseri umani, tutti gli animali, tutte le piante e tutte le forme di vita ne fanno parte e, per finire, che nessuno, prima che l'opera indagatrice di Ed Embedd lo scoprisse, ne era minimamente al corrente.
Queste pagine avvincenti ci spiegano come la cospirazione abbia potuto resistere per oltre tre miliardi di anni senza che apparisse nella sua marchiana evidenza e come abbia però agito sempre, nell'ombra, in ogni avvenimento della storia.
Per finire Ed, che ha potuto ascoltare di persona la registrazione originale, ci propone, come addendum, in un riassunto di sole centocinquantamila pagine, la nascita dell'idea e le lunghissime discussioni durate circa cinquanta milioni di anni, che portarono gli anziani ad elaborare il grande piano che così sapientemente Ed ha scovato e rivelato al mondo.
L'autore ci racconta che, quando la terra stava ancora lentamente raffreddandosi, le prime cellule che allora popolavano il brodo primordiale che ricopriva gran parte del globo terrestre, ebbero l'idea della grande cospirazione e cominciarono a discuterne tra loro; quella lunga discussione portò, alla fine, alla stesura della più grande oscura cospirazione nella sua forma definitiva.
Con grande stupore delle cellule stesse che lo elaborarono, fu trovato un modo semplice e sintetico per celare tutta quella enorme e segretissima cospirazione in uno spazio talmente piccolo da essere sostanzialmente invisibile.
Ognuna di loro si dotò della trascrizione integrale di tutte le discussioni, della versione definitiva del piano e degli strumenti per attuarlo e lo inglobò all'interno del proprio perimetro cellulare.
Siamo quindi al punto cruciale del complotto, raggiunto lo scopo di pianificare tutto il resto della storia terrestre, con grande felicità ed enorme soddisfazione, ognuna di quelle cellule  si divise in due, duplicando l'intero progetto in entrambe le copie di sé stessa e, da quel preciso momento, ognuna delle nuove cellule perse coscienza della cospirazione stessa.
Mi accorgo solo ora di aver forse detto troppo di questa bella pubblicazione, l'autore me ne perdoni, ma lo stupore che mi ha provocato scoprire che immenso complotto ci fosse dietro tutto quanto mi ha fatto disvelare il tutto non potendo più tacere, nemmeno per un attimo, la verità.
Anche se ora conoscete già il quadro generale, "The greater obscure conspiracy of the ancients" (La più grande oscura cospirazione degli antichi) di Ed Embedd resta comunque una lettura estremamente interessante, tra le sue pagine, chissà dove, potrete scoprire come mai vostro padre vi diede quel famoso ceffone, perché il vostro fidanzato vi mise le corna con la vostra migliore amica o dove diavolo abbiate messo quelle scarpe rosse di vernice che ora sono tornate di moda.

Buona lettura!

martedì 6 marzo 2012

oihcceps olla itnoccaR di Anna Oddo


oihcceps olla itnoccaR

di Anna Oddo


Anche se la lettura di questo tomo di Anna Oddo può risultare leggermente difficoltosa, vi assicuro che ne vale veramente la pena.
Una chicca a partire dalla prefazione, codificata con un codice segreto a tutt'oggi non ancora decifrato da nessun lettore, scritta dal Cav. Lav. Grand. Uff. Dott. Ing. Giorgio Sisisi di Sesese Conte di Sant'Antonio ben vent'anni prima che Anna Oddo iniziasse la stesura del primo racconto.
Degno di nota il fatto che se riusciste nell'impresa di decifrare la prefazione, inviandola all'editore, fareste vostro il premio segreto, la cui descrizione completa si trova nelle pagine del libro, ma il punto esatto è descritto nella prefazione stessa, quindi, per ora, è sconosciuto.
Le piccole, superabili, difficoltà di lettura nascono dal fatto che il titolo è stampato sulla quarta di copertina, che il volume è stampato partendo dall'ultima pagina alla prima, che le pagine sono numerate al contrario, che in ogni pagina le righe vanno lette partendo dall'ultima alla prima, che la scrittura è da destra verso sinistra e che ogni parola è scritta al contrario.
Superati questi piccoli ostacoli, artatamente inseriti dalla Oddo per attirare e trattenere l'attenzione del lettore, davanti ai nostri occhi e alla nostra mente si schiude un florilegio di brevi racconti davvero molto interessanti.
Temi centrali dei racconti sono le frasi palindrome, lo specchio, il duale, l'altro, il rovescio della medaglia, le immagini riflesse, i gemelli siamesi, le matite bicolori, i cavalli con due teste, le doppie punte, l'alitosi e i catarifrangenti. 
Uno dei racconti più interessanti è inserito come soluzione di un cruciverba, tutto scritto al contrario, dove le definizioni verticali si riferiscono alle orizzontali e viceversa e che va poi letto al contrario, partendo dall'ultima casella in basso a destra fino alla prima in alto a sinistra; il risultato va anagrammato.
Ma che bel racconto!
A onor del vero devo dire che mia zia per leggerlo ci ha messo otto anni e non è certo un caso che si tratti di un tempo palindromo!
Alcuni commentatori hanno accolto con malcelato pregiudizio questo volumetto soltanto per il fatto che la casa editrice è la stessa della pluripremiata Settimana Nimmistica, la rivista che vanta il maggior numero di tentativi di imitazione.
Ma quale orba critica è quella che si sofferma sulla nomea o il blasone della casa editrice invece che sul valore dell'opera da recensire?
Tra i racconti più belli vi segnalo "eznereffid el irpocS", nel quale il racconto è dato dai nomi dei 2000 piccoli oggetti differenti tra due figure quasi identiche; "adaraicS", un testo di trecento strofe dove il vero racconto è celato nella parola nascosta in ciascuna strofa;
"omocaiG orenet lI", la storia di un simpatico omino con baffi e bombetta dove metà del racconto è in una pagina del libro e l'altra metà da tutt'altra parte e solo trovando dove si trova la seconda metà si capisce il senso del racconto.
Potrei continuare a lungo, ma vi consiglio di acquistare la raccolta "oihcceps olla itnoccaR" di Anna Oddo, prima che qualcuno tenti una delle innumerevoli imitazioni che senz'altro vi capiteranno prossimamente tra le mani.

mercoledì 8 febbraio 2012

La ragazza dei castelli che odiano il fuoco di carta di Abebe Kabila

La ragazza dei castelli che odiano il fuoco di carta

di Abebe Kabila


Riporto qui l'incipit del romanzo thriller "La ragazza dei castelli che odiano il fuoco di carta" di Abebe Kabila, campione di incassi ormai da ben tre stagioni letterarie, perchè, da subito, dà un'idea precisa del romanzo: "Caro lettore, la verità che sta dietro a tutta questa storia, che vado a raccontarti, è un segreto segretissimo, che più segreto non c'è."
Da qui in poi la trama di questo thriller si fa complessa ed intricata. Non voglio svelarvi nulla per non togliervi il gusto della lettura, una lettura che sicuramente vi terrà attaccati al libro di Kabila fino alla fine, senza riuscire a staccare gli occhi da quelle pagine se non per una pisciatina ogni tanto.
Siccome tra i motivi per cui staccare lo sguardo non c'è l'ingurgitare cibo, la lettura vi porterà anche a dimagrire di circa 5 chilogrammi (per le donne una taglia in meno!).
Mi limiterò ad elencare in che ambiti oscuri e tramosi si dipanano gli oscuri e tramosi tentacoli di questa storia così complessa, oscura e tramosa, che solo Kabila avrebbe, ed ha, saputo scrivere.
Storie segretissime legate al nazismo, al fascismo, al comunismo e al positivismo. Oscuri simboli dispersi in rete tramite criptiche pagine web poi oscurate da autorità onnipresenti, compiacenti e conniventi.
Società segrete che per scopi segreti nascondo innominabili segreti in stanze introvabili dentro castelli sperduti in lande desolate e buie.
Persone disperse, assassinate o scomparse, forse occultate come cadaveri, forse nascoste per sfuggire a killer e assassini prezzolati da aziende coinvolte in trame internazionali per folli progetti con il solo scopo di mettere a tacere voci incontrollate legate a notizie non dimostrabili di affari loschi.
Non mancano ovviamente, fughe, corse in macchina, gite sul lago (in battello), pick-nick, grigliate (sia di carne che di pesce), salti inaspettati nel tempo e nello spazio, flash-back e flash-forward, galline ammazzate in modo rituale e sangue, tanto sangue, sangue a fiumi.
Torture di ogni tipo, squartamenti, ignare casalinghe fatte a fettine un poco alla volta, Ferrari parcheggiate in doppia fila rigate con le chiavi di casa, cavedani venduti per lucci, insomma molte scene forti che il lettore di thriller saprà apprezzare per la loro crudezza e la loro liricità intrisa di cattiveria e olio di semi di girasole.
Sullo sfondo della complicatissima e intricatissima trama del romanzo non mancano le descrizioni della Parigi notturna, della Berlino pomeridiana, della Londra mattutina, della Roma ore pasti, della Stoccolma invernale e della Siviglia estiva.
Mancano forse, per dirla tutta, le mezze stagioni ad Atene e gli aperitivi milanesi, ma non si può pretendere tutto!
C'è, quindi, molta carne al fuoco nelle 888 pagine del romanzo; Abebe ci trasporta con maestria e poeticità innegabili lungo percorsi a dir poco complessi e intriganti, oltre che intricati, fino al finale inaspettato e catartico.
Nelle ultime pagine non possono che affiorare le domande che ci inseguono come ombre lungo tutto il romanzo, chi ha fatto cosa, quando e perchè? Dove? A chi giova? Come mai non si capisce? Quando è iniziato tutto? Come spiegare tante morti, tanto dolore e tanto sangue versato? Cosa si nasconde dietro tutto questo?
Confesso che mi ha lasciato un po' perplesso il finale del romanzo, che i moltissimi estimatori di Kabila acriticamente definiscono geniale e transeunte, ma che a me ha lasciato un pochino di amaro in bocca.
Abebe Kabila infatti conclude il suo thriller così: "Caro lettore, la verità che sta dietro a tutta questa storia è un segreto segretissimo (io te l'avevo detto fin dall'inizio, rileggiti l'incipit se non ci credi!); tu lo sai tenere un segreto? Io sì!"
L'autore, quindi, conclude senza svelare nulla dell'intricatissima matassa che ha costruito lungo le 888 pagine del libro, tenendo per sé la soluzione della storia.
Con tristezza dobbiamo constatare che a Qualcuno non deve essere sembrato comunque sufficiente questo finale, visto che il povero Abebe Kabila è stato freddato con 7 colpi di pistola nell'androne della sua casa di Marrakesh pochi mesi dopo l'uscita della sua "trilogia in un solo libro", come lui stesso aveva definito il romanzo "La ragazza dei castelli che odiano il fuoco di carta". Sopra il suo corpo insanguinato solo un foglietto di carta con scritto: "Non si sa mai".

lunedì 2 gennaio 2012

CØNÐRAN e lo Svopp dell'eterna verità di Corinna Pussel-Tartan


CØNÐRAN

e lo Svopp dell'eterna verità

di Corinna Pussel-Tartan


Per chi è appassionato del genere Fantasy questo è certamente un libro da non perdere!
Lo consiglio comunque anche a chi, pur non essendo appassionato di fantasy, ha un tavolino con una gamba rotta alta venti centimetri.
Come in ogni fantasy che si rispetti anche in CØNÐRAN e lo Svopp dell'eterna verità di Corinna Pussel-Tartan, il tema è l'eterna lotta tra il bene e il male.
La prima parte, circa cinquecento pagine, a qualcuno potrebbe risultare forse noiosa, si tratta infatti della descrizione dettagliatissima del mondo di H'olui`ndremas, ma è fondamentale per comprendere tutti gli staordinari avvenimenti della seconda parte del corposo romanzo.
Cartine, descrizioni di montagne, pianure, fiumi, vallate, laghi, mari, tutto questo per permettere al lettore di comprendere appieno, nelle successive milleottocento pagine, il contesto nel quale si svolgono gli eventi.
Forse esagerato l'inserto centrale con la piantina della metropolitana di AÐØÞ, la capitale di H'olui`ndremas, comprensivo dell'orario dei bus extraurbani con tutti gli orari delle fermate intermedie, che, scopriremo poi, raramente vengono rispettati dai troll che fanno da autisti.
Dopo averci descritto fin nei minimi particolari come è fatto il suggestivo mondo di H'olui`ndremas, dove si svolge la storia, Corinna ci narra le epiche gesta di CØNÐRAN, metà elfo, metà uomo e metà yowie, sì perchè nel mondo di H'olui`ndremas ogni cosa ha tre metà.
Insieme all'eroe ci sono il suo servitore ÏÐØ, metà gulon, metà abatwa e metà arimaspi e ¥ØÐÎ, un cucciolo di Sbudrin, metà gatto, metà allghoikhorhoi e metà catoblepa che accompagna sempre i due eroi, tra mille peripezie e mille battaglie, alla ricerca dello Svopp dell'eterna verità.
In sella a CÏØÐ, il suo alastyn, un cavallo mutaforma di rara bellezza, CØNÐRAN, insieme ai suoi compagni di avventura, combatterà contro gli jötunn, i troll, i perfidi ahuizotl mangiauomini e i gegetoni dalle lunghe corna.
Bellissime anche le pagine in cui l'eroica brigata deve affrontare uno stormo di alps succhiasangue e il difficile passaggio del passo del Ladone, dove al fianco del terribile drago, dovranno vedersela anche con il suo fido Cirbighio, un barghest di dimensioni gigantesche.
Ma il prode CØNÐRAN e i suoi amici non sono soli, lungo la strada, nelle loro avventure, saranno via via aiutati dal popolo degli astomi, che seppure senza bocca sapranno farsi capire e sapranno lottare contro i malvagi.
Inaspettatamente anche i goblin e un tatzelwurm senza nome saranno dalla loro parte, per il bene e contro il male, nella battaglia finale, quando anche il popolo dei nani, gli unicorni e i grifoni porteranno i nostri eroi, ormai in possesso dello svopp dell'eterna verità, alla vittoria finale.
Sorprendente poi il finale, CØNÐRAN infatti userà lo svopp, legando da una parte il filo bianco a cui è attaccato il bene, dall'altra il filo nero a cui è attaccato il male.
Metterà poi in vorticoso girare lo svopp che, prodigiosamente, mischierà il bene e il male producendo un garbuglio grigio, dove bene e male sono mischiati, ponendo così fine per sempre alle guerre tra bene e male e mostrando a tutti l'eterna verità: nulla è solo BENE o solo MALE e tutto è mescolato in un BENEØMALE dove tutti tirano a campare.
Per festeggiare ÏÐØ, il fidato servitore di CØNÐRAN, preparerà per tutti il negronnio, la bevanda magica per metà gin, metà vermut rosso e metà Bitter Campari.
Profonda la metafora del libro, che va ben oltre il romanzo fantasy classico; nel finale infatti appare chiaro come mai nella terra di H'olui`ndremas ogni cosa abbia tre metà e come dopo duemilatrecento pagine, anche all'autrice stessa, a quella Corinna Pussel-Tartan che non smetteremo mai di apprezzare, l'eterna lotta tra il bene e il male appaia come una gran rottura di palle.