giovedì 14 maggio 2015

Il delitto Robertson di Reg Kleen

Il delitto Robertson

di Reg Kleen


Un giallo che supera il concetto di instant-book, si tratta infatti di un pre-book, forse il primo pre-book fino ad ora pubblicato.
Il romanzo, ben scritto e dalla trama coinvolgente fino all'ultima pagina, è uscito infatti, contrariamente a quello che capita con i classici instant-book, non a pochi mesi, pochi giorni o, addirittura, a poche ore dal fatto di cronaca di cui narra nel dettaglio gli avvenimenti.
Il delitto Robertson è stato dato alle stampe addirittura prima che avvenisse il delitto stesso narrato nel romanzo.
In questo modo i lettori hanno potuto seguire, praticamente in diretta, il delitto della signora Mary Robertson, tranquillamente seduti nella poltrona di casa, davanti ad un caldo fuoco di legna di frassino, sorseggiando un cognac barrique invecchiato venticinque anni in legno di quercia di Slavonia, leggendo i fatti giustappunto quando avvenivano nella realtà.
Ironico, brillante, anticipatore con ogni probabilità di un nuovo genere di letteratura, Reg Kleen ha quindi progettato l'assassinio di Mary Robertson, trascrivendo ogni dettaglio del suo piano nel romanzo e, solo dopo averlo pubblicato, è passato all'azione, mettendo in pratica tutto quello che aveva scritto.
Non prima però di essersi assicurato di aver venduto almeno trentamila copie del suo geniale giallo anticipato.
Ironia della sorte, la signora Mary Robertson, che conosceva il suo assassino, essendo la sua seconda ex-moglie, incuriosita dal titolo e dal nome dell'autore, era una delle trentamila persone che avevano acquistato il romanzo.
Nell'esatto momento in cui veniva uccisa, Mary stava leggendo il passo del libro dove l'autore raccontava l'istante della sua morte e, anche nel romanzo, la morte di Mary avveniva proprio nel momento in cui la vittima stava leggendo il romanzo che parlava della sua morte, esattamente la pagina in cui si narrava il momento preciso del suo omicidio.
Tutto questo è potuto succedere perchè quel genio di Reg Kleen ha pubblicato un geniale pre-book!
Sarebbe bello poter dire che questo è il primo di una lunga serie di pre-book di Reg, ma, come previsto dall'autore nel suo stesso romanzo, dopo sole trentasei ore dall'omicidio il nostro si trovava già rinchiuso in carcere.
Kleen stesso, che ha deciso di cambiare il proprio nome in Reg Bed, per non mischiare la sua storia personale come omicida con quella come autore di pre-book, ha escluso di volersi dedicare a breve alla stesura di un nuovo romanzo.
Ci permettiamo di sugerirgli comunque un titolo per la sua prossima fatica, nel caso dovesse cambiare idea: La fuga di Reg.

giovedì 10 aprile 2014

Da casa a scuola e ritorno di Guy Creepystoned

Da casa a scuola e ritorno

di Guy Creepystoned

Dopo una pausa di riflessione, dovuta anche al moderato successo di "Robot domestici", finalmente la casa editrice "Minimum et Moralia" mette a catalogo "Da casa a scuola e ritorno" di Guy Creepystoned, l'abbastanza atteso primo volume della collana "AMCG", "Avventura Ma Con Giudizio", gemella della collana "MPPEF", cioè "Manca Poco Per Essere Fantascienza".
Anche questa volta i fratelli Blandi non ci hanno deluso, un romanzo che appare come il giusto inizio di questa, speriamo, fortunata collana di romanzi un tantino avventurosi.
Il ritmo piuttosto incalzante della giudiziosa avventura traspare fin dalle prime pagine, quando un giovane studente liceale, il protagonista della storia, si sveglia quasi di sopprassalto, a soli 17 minuti dal suono della sveglia, si alza e si veste di tutto punto per affrontare con una certa qual baldanza, senza esagerare ovviamente, un difficilissimo percorso che, addirittura a piedi, lo porterà da casa a scuola e viceversa, attraverso quasi due isolati, col periglioso attraversamento pedonale di ben tre incroci. Tutto questo senza essere accompagnato né dalla mamma, né dal papà, né, tantomeno da un parente di secondo o terzo grado!
Quante e quali avventure dovrà affrontare il nostro per arrivare sano e salvo fino all'androne della scuola? Che tipo di insidie troverà lungo la via del ritorno? E la mamma, saprà la mamma, aspettarlo un pochino fiduciosa evitando di chiamarlo al cellulare 167 volte? Sarà proprio per rispondere all'ennesima chiamata che si farà forse stirare da un TIR perso nel traffico cittadino per colpa di un navigatore dispettoso e burlone?
Il giovane oserà sfidare la sorte fino al punto di attraversare con il semaforo giallo?
Comprensibile che l'editore, a fronte di tanti episodi, certamente affrontati con giudizio, ma al limite dell'avventura, abbia voluto segnalare che, per il contenuto quasi quasi forte del romanzo, ne viene sconsigliata la lettura ai minorenni e alle donne incinte oltre il terzo mese di gravidanza.
I fratelli Blandi, sempre attenti a non oltrepassare la linea del pericolo, tengono infatti all'incolumità dei propri lettori certamente più che a facili guadagni, che spesso arrivano proprio dall'ignorare quella linea, se non, addirittura, a doltrepassarla a bella posta!
Già in previsione per i tipi della "Minimum et Moralia" almeno altre tre collane "NDTMUPDPQS", "VDPAC", "SCFLS" dedicate rispettivamente a: "Non Dico Terrore Ma Un Pochino Di Paura Quello Sì", "Vite Di Personaggi Abbastanza Conosciuti" e, per finire, "Storie Che Fanno Leggermente Sorridere".

venerdì 18 gennaio 2013

La notte di Aciram di Bianca Adelaide Radizzi-Bardoni Acerbis

La notte di Aciram 

di Bianca Adelaide Radizzi-Bardoni Acerbis

Sottotitolo: Racconto dell'abbaglio illusorio nel meraviglioso miraggio utopico della fantastica chimera incantata immaginaria che si fa visione di desiderio e da favola trasforma il vagheggiamento fantasma in incubo.


Questa opera terza di Bianca Adelaide Radizzi-Bardoni Acerbis, "Barba" per i suoi affezionati fan, dalle iniziali di nomi e cognomi, è il più lirico e trasognato dei suoi monumentali romanzi, da lei stessa definiti dark-fantasy-urban-paranormal-morpheus-gothic-lunatic-punk-alternative-indie, forse il migliore dei tre fino ad ora usciti dalla penna della prolifica scrittrice bergamasco-bresciana.
Il romanzo è diviso in 666 capitoli, in ogni capitolo si narra una storia diversa, che non ha appigli di nessun tipo con quanto narrato in precedenza se non l'io narrante, preso, ad ogni capitolo, nel gorgo degli eventi, sempre differenti, ma tutti molto dark-fantasy-urban-paranormal-morpheus-gothic-lunatic-punk-alternative-indie; complesse storie di lotte tra l'oscuro nero e il pallido chiarore, intricate trame di fantasmi, mostri, eventi magici e indecifrabili di ogni tipo e sorta.
A volte il singolo capitolo è quasi solo urban-paranormal o principalmente dark-gothic-alternative o precipuamente fantasy-morpheus-punk-indie, in ogni caso, passando da un capitolo all'altro resta il fatto che non si comprende mai appieno il succedersi degli eventi, la cui circolare incomprensibilità è il vero filo conduttore dell'intera narrazione.
Infatti, al termine di ogni capitolo, Aciram, la principessa di Solenords, che narra le sue fantastiche avventure, scopre che tutto ciò che le è accaduto era solo un sogno, si risveglia alla vita reale che è quella narrata nel capitolo successivo.
Al termine, anch'esso, si rivelerà solo un sogno, dal quale la bella principessa si ridesterà alla nuova realtà, corpo del seguente capitolo, il quale, ovviamente, alla fin fine si scoprirà essere solo un incubo, al suo risveglio la fulgida Aciram entrerà in un nuovo mondo reale, etc. etc.
¡Una "Barba" davvero pazzesca!, che non mancherà di soddisfare i fan scatenati, da mesi in attesa di questa sua nuova fatica.
Chiude il bel romanzo, che degli squallidi detrattori, rosi dall'invidia, hanno osato perfino definire una valida alternativa, in caso di necessità, alla più classica carta a due veli, chiude, dicevamo, il bel romanzo, un epilogo che getta una luce chiarificatrice sull'intera narrazione.
Nell'epilogo la principessa Aciram si desta dall'ultimo dei suoi 666 sogni alle 5:30 di mattina di un cupo e piovoso giovedì di fine marzo, al suono di una fastidiosissima sveglia, dopo una tremenda nottata, complice, forse, una cena a base di impepata di cozze avariate e caponata di peperoni cileni, scoprendo altresì di essere, nella realtà, un tramviere con velate tendenze omosessuali che deve arrivare entro le 6:00 al deposito centrale dei tram per montare al primo turno sul 15 barrato.
Sarà questa la verità vera, oppure solo un sogno dal quale il vero io narrante si desterà nel prossimo, attesissimo romanzo di Bianca Adelaide Radizzi-Bardoni Acerbis?
Lo scopriremo molto presto, il tempo di abbattere un'altro centinaio di ettari di foresta amazzonica e il suo quarto romanzo sarà nelle librerie di tutto il mondo!

Una scarpa piena di nespole di Omobono Veraci

Una scarpa piena di nespole 

di Omobono Veraci

(a cura di Eulalia e Gabriele Veraci)


Esce a sette anni dalla morte di Omobono Veraci, la sua ultima fatica letteraria. Come tutti sappiamo Veraci ci ha lasciato poco più di sette anni orsono a causa sia di una lunga ed atroce malattia, sia di un colpo di pistola alla nuca di un creditore.
Il grande romanziere, giornalista e giocatore d'azzardo non solo ha lasciato un grande vuoto tra i suoi lettori ma anche molti rimpianti ai suoi eredi, oltre ad una notevole mole di debiti.
Proprio gli eredi del Veraci, a distanza di quasi sei anni e dopo il pignoramento delle proprietà del caro estinto nonché di alcune personali, hanno miracolosamente ritrovato alcuni scritti del compianto autore.
Si tratta di numerosi foglietti scritti indubbiamente dall'Omobono con tracce inequivocabili di quel grande romanzo che è "Una scarpa piena di nespole".
In tutto, sommando l'intera preziosa scoperta, si tratta di ben venticinque parole, partendo dalle quali è stato sviluppato il romanzo di ottocentoventotto pagine che ora, finalmente, abbiamo tra le mani.
Alcuni detrattori, sempre pronti a fare della inutile e gratuita dietrologia, affermano che si tratti di una sordida manovra per sfruttare il nome del Veraci e vendere così alcune decine di milioni di copie del suo romanzo postumo.
Come uniche basi per queste assurde e maliziose insinuazioni adducono il fatto che delle venticinque parole ritrovate venti si trovano su due biglietti vergati a mano a guisa di elenco della spesa.
Certo, se quei testi fossero ritrovati tra le carte lasciate da una persona qualunque, potrebbero essere scambiati per l'elenco delle cose da acquistare all'ipercoop, ma, se a lasciare un simile elenco è un Omobono Veraci, ne han ben donde, gli eredi, a vedere fulgida, in quell'elenco, la traccia di un romanzo quasi interamente compiuto.
Scarpe, nespole, zucchine, pomodori, farina, uova, lievito, etc. etc. sembrano un mero sciorinare di prodotti mancanti nella dispensa, quando invece sono già argomento e trama del bel romanzo "Una scarpa piena di nespole"
Proprio in questo romanzo troviamo infatti il meglio, possiamo dire il sunto, di tutta l'opera del Veraci.
I soliti maliziosi fanno notare che, più che un sunto, il romanzo sembra essere un collage di frasi prese a caso dai suoi quindici romanzi precedenti e uniti con un copia e incolla forsennato, come se i curatori, il figlio Gabriele e la sorella Eulalia, fossero pressati da allibratori e usurai imbufaliti.
Ovviamente, essendo un romanzo uscito postumo, essendo la sua ultima e definitiva opera, non si possono non notare alcune ripetizioni, come dei rimandi a romanzi precedenti. Proprio in quel senso di déjà-vu sta la grandezza di questo romanzo, infatti in quell'incalzare di già visto, già sentito e già letto ecco insinuarsi, qua e là, una scarpa, un chilo di nespole, una dozzina di uova.
Come in un enorme ed intricato affresco assistiamo all'opera febbrile, che alla fine tutto ricompone.
Solo quando il pennello dell'autore per sempre si cheta e resta, ecco davanti a noi l'impareggiabile insieme dell'opera compiuta.
Tutto ciò partendo da sole poche parole lasciate dal Veraci, immaginate se avesse lasciato un intero capitolo, oggi avremmo tra le mani una saga in cento volumi!
Accontentiamoci, per ora, di poter finalmente leggere "Una scarpa piena di nespole" nella speranza che, sospinti dal loro insaziabile desiderio di letteratura, gli eredi possano presto ritrovare qualche altro incompiuto del Veraci che faccia rivivere, almeno sulla carta, uno dei più grandi romanzieri degli ultimi cento anni.

Sound Check di C.G. Alte

Sound Check 

di C.G. Alte


Esce oggi ufficialmente in edizione italiana per i tipi di Ballati Bordighera il bellissimo volume "Sound Check" di C.G. Alte.
Questo prezioso volume è un'edizione veramente ricca di addenda della famosa trascrizione testuale del sound check di un gruppo musicale, di cui l'autore non ci rivela il nome.
L'unica notizia certa è che il sound check ebbe inizio alle 13:08 di un pomeriggio estivo nella Berlino nei primi anni novanta, poco dopo la riunificazione delle due germanie.
Corposo e ricco, il volume merita veramente il congruo prezzo di 47 euri.
Oltre, infatti, alle due pagine di trascrizione del sound check, cioè l'opera vera e propria, che si trovano al centro del volume, l'edizione comprende una prefazione di 19 pagine, seguita da un'analisi del contesto storico in cui avvenne il sound check stesso di ben 121 pagine, ricche di riferimenti preziosi per la contestualizzazione dell'evento.
A seguire le 82 pagine di guida alla lettura che precedono il libro vero e proprio, come dicevamo, consta di ben due pagine.
Qui troviamo passi di letteratura pura, eccone un breve estratto:
"Sì, Sì, Sssssì. Prova... prova... AH AH Sì Sì Provaprovaprova... AhAHAHSSSSSSSSSSSSSSSSSSì."
"Mi puoi abbassare la spia?"
"AHAH SìSSSSì"
Dopo queste due intessissime pagine trova meritato spazio un percorso di approfondimento sulla significanza del testo di 58 pagine e un utile parte di compendio sui raccordi narrativi tra le varie parti dell'opera che, in sole 37 pagine, completa il lavoro certosino dell'autore sul testo stesso.
Per finire ecco un percorso iconografico che illustra, con foto e disegni, la location dove si svolse il sound check, senza però mai rivelare quale sia il gruppo musicale che lo eseguì.
Con queste 94 immagini abbiamo quel plus che arricchisce l'edizione e la rende di vero pregio.
A chiusura, e non poteva mancare, una breve analisi critica comparata in 39 pagine, dove ci viene proposto il parere dotto di una decina di esperti del settore del sound check.
Il bel volume chiude con 290 pagine di note e uno snello indice di sole 44 pagine.

Vi consiglio di correre a prenotare "Sound Check" di C.G. Alte presso la vostra libreria di fiducia, a quanto pare ne sono state tirate solo un milione e mezzo di copie e potrebbe andare esarito in pochi giorni, vista la fame che c'è attualmente per opere di codesto livello.

lunedì 7 gennaio 2013

Robot domestici di Schimus D. Guerra

Robot domestici

di Schimus D. Guerra


Pregevole iniziativa della casa editrice "Minimum et Moralia" una piccola realtà made in USA che pubblica in lingua italiana, pur avendo sede in un bel palazzo, poco appariscente, lungo Paradise road a Modesto, nel bellissimo entroterra californiano.
A Modesto i fratelli Blandi sono arrivati da Misurina, nel bellunese, ormai 44 anni fa.
I tre italiani hanno dato inizio con questo primo volume ad un'opera veramente meritoria nel vasto campo dell'editoria.
La "Minimum et Moralia" infatti pubblicherà una serie di romanzi suddivisi in collane per genere; quello che contraddistinguerà però le pubblicazioni dei fratelli Blandi sarà la pacatezza, la modestia, la ragionevolezza, la discrezione.
Ecco quindi che questo primo romanzo dal titolo "Robot domestici" di Schimus D. Guerra, della collana "MPPEF", cioè "Manca Poco Per Essere Fantascienza" apre una (speriamo) lunga serie dedicata a bei volumi che promettono di parlare in forma di romanzo di cose future, ma non troppo, di avvenimenti incredibili, ma solo leggermente incredibili, di eventi che più che strabiliare facciano dire al lettore: "Accidentopolina! Chi la sapeva questa cosa?"
Come si può facilmente intuire dal titolo "Robot domestici" di Schimus D. Guerra è un bel romanzo.
Al centro della storia ci sono Spolvorex, un timido e impacciato robottino che gira per le stanze raccogliendo la polvere e Frullina, una robotessa multifunzione che trita, taglia, sminuzza, impasta e tante altre cose che si possono scoprire nell'appendice del romanzo, dove c'è, in allegato, tutto il manuale di istruzioni in ben otto lingue, inglese, francese, tedesco, spagnolo, cantonese, polacco, swahili e inspiegabilmente, anche in kakauhua, una lingua ormai estinta, parlata anticamente nel Cile pre-colombiano. Per misurato e pacato realismo manca la lingua italiana, introvabile nelle istruzioni di qualunque apparecchio anche nel futuro ipotizzato dal romanzo, così come nella realta di oggigiorno.
A fare da contorno alla bella ma contrastata storia di affetto, l'amore, ovviamente, sarebbe un sentimento decisamente esagerato per la poetica di di Schimus D. Guerra, troviamo molti altri interessanti personaggi, dalle cento sfaccettature. C'è il videocitofono Kiè, un tipo molto impiccione che si occupa dell'apertura del cancello e controlla tutto in tutte le stanze con i suoi occhi onnipresenti; ci sono le sorelle Materassi che inclinano a comando le tre parti in cui sono divise le doghe dei letti; c'è Cromionde, un perfido forno che sa sempre tutto lui e vuol quindi mettere becco nelle più disparate discussioni. Sullo sfondo la storia parallela di dispetti e invidie tra Rasix, un automa rasaerba dispettoso che butta a bella posta i resti del suo lavoro nella piscina per far andare su alcune furie Netta, la dolce ma pacatamente irascibile robottina che mantiene pulita la piscina. Il lento lavorio di Spolvorex per entrare nelle grazie di Frullina ha un momento di lieve impaccio quando Spolvorex viene chiuso in uno sgabuzzino: al suo posto, infatti, arriva AiLucidator, un robot quasi fantascientifico di ultima generazione, che, dopo poche ore dal suo arrivo, già conosce tutti i meandri della casa e spolvera e lucida i pavimenti leggermente meglio di Spolvorex, che era invece solito girare per casa senza una meta precisa, andando a sbattere nei mobili e girandosi dalla parte opposta come un discreto sciocco.
Non voglio anticiparvi nulla, chi l'avrà vinta alla fine? Chi dei due diventerà "un semplice conoscente" di Frullina e chi resterà "uno qualunque che gira per casa"? Frullina preferirà il modo di spolverare lievemente sciocco ed imprevedibile di Spolvorex o quello leggermente più efficace ma un pochino più noioso e ripetitivo di AiLucidator? Comprando e leggendo "Robot domestici" scoprirete cosa ci riserva il futuro, ma non quello molto molto futuro, quello semplicemente anteriore.

Già in previsione per i tipi della "Minimum et Moralia" almeno altre tre collane "AMCG", "EPEM", "AUPESS" dedicate rispettivamente a: "Avventura Ma Con Giudizio", "Erotico Pudico E Morigerato" e, per finire, "Ancora Un Pochino E Sarebbe Spionaggio".
Se l'iniziativa avrà, come tutti speriamo, un grande successo, i fratelli Blandi non escludono di allargare i temi delle collane a tanti altri generi presenti sul mercato del romanzo, con quella pacatezza e quell'equilibrio però che contraddistingue da sempre i loro autori e la linea editoriale della casa editrice "Minimum et Moralia".

giovedì 12 aprile 2012

I segreti del mare di Francesco Catenacci


I segreti del mare

di Francesco Catenacci


Bisogna risalire fino al 1953, quando Sergio Saviane dava alle stampe il suo "I misteri di Alleghe", per ritrovare qualcosa di simile a questo romanzo, anch’esso ispirato a fatti realmente accaduti.
"I segreti del mare" è una storia cruda, densa di omicidi, che coprono un lasso di tempo lungo sessant’anni, ma che affondano le proprie radici ancora prima, durante l'epoca fascista, abbracciando così, nel complesso, ben settant'anni di storia italiana.
La lunga e puntuale ricostruzione dei fatti, opera di Francesco Catenacci, è sia romanzo, sia indagine giornalistica, sia storia dell'Italia criminale, sia giallo, sia cronaca nera.
Tutto questo e molto altro ancora.
Naturalmente i fatti sono romanzati e lo zampino e la maestria del Catenacci si vede in ognuna delle oltre cinquecento pagine del libro, ma la storia è completamente basata su fatti veri e documentati, solo la loro interpretazione è una tesi tutta dell'autore, nata dalla sua approfondita ricerca durata sei lunghi anni.
Durante la stesura de "I segreti del mare" il Catenacci ha condiviso le sue ricerche, i suoi dubbi e le sue teorie con il maresciallo dei carabinieri Claretta Cartocci, che, convintasi alla fine della bontà delle teorie e delle interpretazioni dei fatti dell'autore, ha indagato, arrestato, e portato infine a processo l'ormai settantasettenne Elvio Cinti, condannato in primo grado all'ergastolo e personaggio principale della ricostruzione dei fatti raccontati nel libro di Francesco Catenacci.
La storia viene narrata dal Catenacci come una vera e propria indagine poliziesca nelle mani del commissario capo Rachele Pavolini che si trova ad investigare sullo strano caso di un omicidio avvenuto nel marzo del 2004.
Evandro Mucci, un settant’enne di Marina di Acquappesa, viene ritrovato morto nel proprio appartamento; apparentemente sembra trattarsi di un arresto cardiaco, avvenuto il giorno precedente la scoperta del cadavere. Unico particolare rilevante il pannolone per adulti incontinenti strapieno.
Quantunque il caso venga subito archiviato dalla polizia locale il commissario capo Rachele Pavolini sente da subito una strana puzza. Nella realtà, ovviamente, questo è l’evento scatenante che diede la stura alle ricerche del Catenacci, vicino di casa di Evandro Mucci.
Risalendo a ritroso una serie impressionante di fatti, apparentemente slegati tra loro, avvenuti in luoghi affatto vicini, e in tempi i più diversi e lontani, la Pavolini ricostruisce una storia comune che intrappola nella stessa rete ben diciannove omicidi, tutti archiviati come morti naturali, incidenti, calamità e altro ancora.
Il primo di questi episodi risale al 1944, l’ultimo, appunto, al 2004.
Il Catenacci tesse la sua sapiente ragnatela attraverso la storia italiana, a ritroso, fino ad arrivare al primo episodio avvenuto durante la resistenza partigiana.
Solo alla fine si scopre cosa accomuna tutti questi “cold cases”: tutte le vittime avevano trascorso lo stesso periodo di vacanza, nell’estate del 1941 a Miramare di Rimini, presso la colonia marina "Fascismo Novarese".
Non solo tutti quanti erano là nello stesso periodo, ma costituivano una squadra e dormivano, quindi, tutti nella medesima camerata!
Minuziosa la descrizione del grande edificio, a forma di nave, proprio di fronte al mare, dove i giovani balilla facevano talassoterapia, bagni d’aria, bagni di sole, bagni d’acqua.
Struggenti le pagine dove si descrive la giornata tipo della colonia, dal saluto alla bandiera, attraverso marce, indottrinamento, attività motorie, fino al meritato sonno nella brandina della propria camerata.
Ma cosa successe allora? Cosa determinò quinci quella lunghissima sequenza di vittime, la maggior parte delle quali concentrate negli anni dopo il 2000? Quale oscuro episodio avvenne in quella camerata, così esiziale da dare inizio, già tre anni dopo quell’estate in colonia, a questa lunghissima catena di morti sospette?
Quando scopre che uno dei venti membri della squadra è ancora vivo, la Pavolini e prima di lei l’autore, si precipita a Marina di Pisciotta in provincia di Salerno, dove risiede Raniero Codacci-Pisanelli marchese di Calboli, l’unico superstite della mattanza.
Quella che all’inizio si presenta come una corsa contro il tempo per salvare l’unica vittima predestinata ancora salvabile, ben presto diventa un sospetto e vieppiù una ricerca del movente, quando si fa strada la certezza che il sopravvissuto sia anche l’assassino.
Una serie di indizi, prima solo stille di verità, man mano diventano traccia precisa, poi rigagnolo e quindi fiume di inconfessabili motivazioni nascoste.
Qual è il movente? Cosa ha spinto il marchese Raniero Codacci-Pisanelli a compiere diciannove omicidi, così ben congegnati da non destare sospetti per sessanta lunghi anni?
Ebbene il mandante è uno solo: l’enuresi notturna.
Piscialletto, questo era il nomignolo che i camerati della sua squadra gli avevano assegnato. Il marchese ne soffriva ai tempi della colonia e non fu solo fonte d’imbarazzo, ma gli procurò un ostracismo sociale che i suoi malcapitati camerati pagarono a caro prezzo.
Con lucida e determinata follia di vendetta il marchese ha vendicato l’affronto e la derisione con la condanna definitiva e inappellabile: la morte.
Dalla scoperta del movente il romanzo diventa la storia dell’accusa e del processo, fino alla condanna del marchese, sebbene sia una parte molto interessante, non ha ovviamente la forza della prima parte del libro, quando il lettore è portato, piano piano, alla scoperta della terribile verità.
Qualche malpensante ha messo in dubbio la ricostruzione del Catenacci, definendola un assurdo castello di carte, facendo leva su alcune constatazioni indubbiamente vere, ad esempio il fatto che la maggior parte dei sospetti omicidi sia avvenuta quando i soggetti erano in età avanzata, oppure che in nessuno dei diciannove casi di morti sospette sia stato trovata la ben che minima prova che fossero omicidi, oppure la contingenza che non sia mai stata provata, dall’accusa, la presenza del marchese nei pressi del luogo della morte dei suoi camerati.
Certo questi e molti altri fatti possono destare qualche dubbio sulla ricostruzione così minuziosa, ma prevalentemente basata su un teorema accusatorio, piuttosto che su vere e proprie prove.
Il colpo da maestro però, lo compie il pubblico ministero Alberto Mario Tallinucci; al processo, infatti, porta, come prova del reato, un pannolone ancora aulente del suo afrore e grondante di liquido dall’inconfondibile color giallo-paglierino, ritrovato la mattina stessa dell’udienza nella cella del marchese.
Di fronte ad una prova così palese ed incontrovertibile il giudice Leonilda Barbacci non può che condannare il serial killer della colonia, come ben presto il marchese viene soprannominato.
Solo dopo la condanna definitiva Catenacci ha potuto concludere e dare alle stampe questa sua corposa opera, frutto di sei lunghi anni di lavoro e finalmente consegnarla nelle nostre mani.
Nella versione in mio possesso, allegata al bel volume in brossura, anche una confezione da dieci pezzi di pannoloni per adulti incontinenti ultrasottili e idrosolubili.

giovedì 22 marzo 2012

The greater obscure conspiracy of the ancients (La più grande oscura cospirazione degli antichi) di Ed Embedd

The greater obscure conspiracy of the ancients

(La più grande oscura cospirazione degli antichi)

di Ed Embedd


Prima di leggere quest'opera esiziale tutto mi sembrava oscuro nella sua chiarezza; ora, dopo averla letta, tutto mi appare chiaro nella sua oscurezza!
Ed Embedd non ci spiattella subito il segreto che ha abilmente scoperto in tanti anni di lavoro, la più grande cospirazione segreta, nascosta dagli antichi fin dalla notte dei tempi; l'autore ci accompagna invece nell'interpretazione degli infiniti segni che, se letti opportunamente, ci permettono di mettere in risalto la sottile linea che soggiace a tutta la storia dell'umanità.
Quello che spesso può sembrare dovuto al caso, Ed ce lo presenta come inequivocabilmente parte di un grande piano oscuro e antico, che si è dipanato  durante i secoli.
Pagina dopo pagina lo seguiamo nella sua ricerca; la storia dell'umanità, scritta su un cartiglio con inchiostro nero ben visibile ci sembrava così palese...
Ecco che invece Ed avvicina sotto a quella pagina la fiamma della sua minuziosa ricerca storiografica che, come per magia, fa riapparire su quel foglio un'altra storia, una scrittura sottesa, che, vergata con succo di limone, al calore chiarificatore delle sue puntigliose ricostruzioni appare magicamente dal nulla e riscrive e completa quel che già era visibile a tutti.
Le torri gemelle, il terremoto di Siracusa, la moria delle vacche della fine del '700 nella Marca, l'uccisione di Giulio Cesare e di John Fitzgerald Kennedy, l'inabissamento di Atlantide, lo sbarco dei marziani, le scie chimiche, le piramidi egizie, la pizza, il pigreco, la certificazione ISO 9001, tutto fa parte del grande oscuro disegno!
Grandi e piccoli eventi storici vengono sezionati e contestualizzati da Embedd all'interno del grande complotto.
L'autore riesce sempre nel suo intento di dimostrare puntualmente, in tutti questi e in milioni di altri casi, al di là di ogni ragionevole perplessità del lettore più scaltro e prevenuto, senza mai lasciare alcun dubbio.
E lo fa partendo dai grandi eventi storici per arrivare fino al più piccolo e, apparentemente, insignificante episodio.
Vostro padre vi diede uno schiaffo nel 1972? Quel gesto allora inspiegabile faceva anch'esso parte del grande disegno!
Miliardi di persone coinvolte, è certo lecita la domanda, com'è stato possibile, fino ad ora, che questa immane e dettagliatissima cospirazione, non sia balzata agli occhi, se non di molti, almeno di alcuni tra i più sottili pensatori?
Se anche persone comuni ne hanno fatto parte e, ancor oggi, ne fanno parte, come mai tutto ciò è rimasto così segreto?
Nelle ultime milleottocento pagine Ed Embedd arriva finalmente ai tre punti fondamentali che, da sempre, fanno cadere le tesi complottiste delle più disparate tipologie.
Le tre gambe, solide e ben piantate per terra, su cui poggia "The greater obscure conspiracy of the ancients" (La più grande oscura cospirazione degli antichi) di Ed Embedd non sono certo quelle, così spesso esili e fumose, di altri testi cospirazionisti.
Ed sostiene, spiega, motiva e dimostra in modo convincente che la più grande cospirazione della storia non è mai stata scoperta per prima cosa perché è stata progettata e pianificata circa tre miliardi di anni fa, secondariamente perché tutti gli esseri umani, tutti gli animali, tutte le piante e tutte le forme di vita ne fanno parte e, per finire, che nessuno, prima che l'opera indagatrice di Ed Embedd lo scoprisse, ne era minimamente al corrente.
Queste pagine avvincenti ci spiegano come la cospirazione abbia potuto resistere per oltre tre miliardi di anni senza che apparisse nella sua marchiana evidenza e come abbia però agito sempre, nell'ombra, in ogni avvenimento della storia.
Per finire Ed, che ha potuto ascoltare di persona la registrazione originale, ci propone, come addendum, in un riassunto di sole centocinquantamila pagine, la nascita dell'idea e le lunghissime discussioni durate circa cinquanta milioni di anni, che portarono gli anziani ad elaborare il grande piano che così sapientemente Ed ha scovato e rivelato al mondo.
L'autore ci racconta che, quando la terra stava ancora lentamente raffreddandosi, le prime cellule che allora popolavano il brodo primordiale che ricopriva gran parte del globo terrestre, ebbero l'idea della grande cospirazione e cominciarono a discuterne tra loro; quella lunga discussione portò, alla fine, alla stesura della più grande oscura cospirazione nella sua forma definitiva.
Con grande stupore delle cellule stesse che lo elaborarono, fu trovato un modo semplice e sintetico per celare tutta quella enorme e segretissima cospirazione in uno spazio talmente piccolo da essere sostanzialmente invisibile.
Ognuna di loro si dotò della trascrizione integrale di tutte le discussioni, della versione definitiva del piano e degli strumenti per attuarlo e lo inglobò all'interno del proprio perimetro cellulare.
Siamo quindi al punto cruciale del complotto, raggiunto lo scopo di pianificare tutto il resto della storia terrestre, con grande felicità ed enorme soddisfazione, ognuna di quelle cellule  si divise in due, duplicando l'intero progetto in entrambe le copie di sé stessa e, da quel preciso momento, ognuna delle nuove cellule perse coscienza della cospirazione stessa.
Mi accorgo solo ora di aver forse detto troppo di questa bella pubblicazione, l'autore me ne perdoni, ma lo stupore che mi ha provocato scoprire che immenso complotto ci fosse dietro tutto quanto mi ha fatto disvelare il tutto non potendo più tacere, nemmeno per un attimo, la verità.
Anche se ora conoscete già il quadro generale, "The greater obscure conspiracy of the ancients" (La più grande oscura cospirazione degli antichi) di Ed Embedd resta comunque una lettura estremamente interessante, tra le sue pagine, chissà dove, potrete scoprire come mai vostro padre vi diede quel famoso ceffone, perché il vostro fidanzato vi mise le corna con la vostra migliore amica o dove diavolo abbiate messo quelle scarpe rosse di vernice che ora sono tornate di moda.

Buona lettura!

martedì 6 marzo 2012

oihcceps olla itnoccaR di Anna Oddo


oihcceps olla itnoccaR

di Anna Oddo


Anche se la lettura di questo tomo di Anna Oddo può risultare leggermente difficoltosa, vi assicuro che ne vale veramente la pena.
Una chicca a partire dalla prefazione, codificata con un codice segreto a tutt'oggi non ancora decifrato da nessun lettore, scritta dal Cav. Lav. Grand. Uff. Dott. Ing. Giorgio Sisisi di Sesese Conte di Sant'Antonio ben vent'anni prima che Anna Oddo iniziasse la stesura del primo racconto.
Degno di nota il fatto che se riusciste nell'impresa di decifrare la prefazione, inviandola all'editore, fareste vostro il premio segreto, la cui descrizione completa si trova nelle pagine del libro, ma il punto esatto è descritto nella prefazione stessa, quindi, per ora, è sconosciuto.
Le piccole, superabili, difficoltà di lettura nascono dal fatto che il titolo è stampato sulla quarta di copertina, che il volume è stampato partendo dall'ultima pagina alla prima, che le pagine sono numerate al contrario, che in ogni pagina le righe vanno lette partendo dall'ultima alla prima, che la scrittura è da destra verso sinistra e che ogni parola è scritta al contrario.
Superati questi piccoli ostacoli, artatamente inseriti dalla Oddo per attirare e trattenere l'attenzione del lettore, davanti ai nostri occhi e alla nostra mente si schiude un florilegio di brevi racconti davvero molto interessanti.
Temi centrali dei racconti sono le frasi palindrome, lo specchio, il duale, l'altro, il rovescio della medaglia, le immagini riflesse, i gemelli siamesi, le matite bicolori, i cavalli con due teste, le doppie punte, l'alitosi e i catarifrangenti. 
Uno dei racconti più interessanti è inserito come soluzione di un cruciverba, tutto scritto al contrario, dove le definizioni verticali si riferiscono alle orizzontali e viceversa e che va poi letto al contrario, partendo dall'ultima casella in basso a destra fino alla prima in alto a sinistra; il risultato va anagrammato.
Ma che bel racconto!
A onor del vero devo dire che mia zia per leggerlo ci ha messo otto anni e non è certo un caso che si tratti di un tempo palindromo!
Alcuni commentatori hanno accolto con malcelato pregiudizio questo volumetto soltanto per il fatto che la casa editrice è la stessa della pluripremiata Settimana Nimmistica, la rivista che vanta il maggior numero di tentativi di imitazione.
Ma quale orba critica è quella che si sofferma sulla nomea o il blasone della casa editrice invece che sul valore dell'opera da recensire?
Tra i racconti più belli vi segnalo "eznereffid el irpocS", nel quale il racconto è dato dai nomi dei 2000 piccoli oggetti differenti tra due figure quasi identiche; "adaraicS", un testo di trecento strofe dove il vero racconto è celato nella parola nascosta in ciascuna strofa;
"omocaiG orenet lI", la storia di un simpatico omino con baffi e bombetta dove metà del racconto è in una pagina del libro e l'altra metà da tutt'altra parte e solo trovando dove si trova la seconda metà si capisce il senso del racconto.
Potrei continuare a lungo, ma vi consiglio di acquistare la raccolta "oihcceps olla itnoccaR" di Anna Oddo, prima che qualcuno tenti una delle innumerevoli imitazioni che senz'altro vi capiteranno prossimamente tra le mani.

mercoledì 8 febbraio 2012

La ragazza dei castelli che odiano il fuoco di carta di Abebe Kabila

La ragazza dei castelli che odiano il fuoco di carta

di Abebe Kabila


Riporto qui l'incipit del romanzo thriller "La ragazza dei castelli che odiano il fuoco di carta" di Abebe Kabila, campione di incassi ormai da ben tre stagioni letterarie, perchè, da subito, dà un'idea precisa del romanzo: "Caro lettore, la verità che sta dietro a tutta questa storia, che vado a raccontarti, è un segreto segretissimo, che più segreto non c'è."
Da qui in poi la trama di questo thriller si fa complessa ed intricata. Non voglio svelarvi nulla per non togliervi il gusto della lettura, una lettura che sicuramente vi terrà attaccati al libro di Kabila fino alla fine, senza riuscire a staccare gli occhi da quelle pagine se non per una pisciatina ogni tanto.
Siccome tra i motivi per cui staccare lo sguardo non c'è l'ingurgitare cibo, la lettura vi porterà anche a dimagrire di circa 5 chilogrammi (per le donne una taglia in meno!).
Mi limiterò ad elencare in che ambiti oscuri e tramosi si dipanano gli oscuri e tramosi tentacoli di questa storia così complessa, oscura e tramosa, che solo Kabila avrebbe, ed ha, saputo scrivere.
Storie segretissime legate al nazismo, al fascismo, al comunismo e al positivismo. Oscuri simboli dispersi in rete tramite criptiche pagine web poi oscurate da autorità onnipresenti, compiacenti e conniventi.
Società segrete che per scopi segreti nascondo innominabili segreti in stanze introvabili dentro castelli sperduti in lande desolate e buie.
Persone disperse, assassinate o scomparse, forse occultate come cadaveri, forse nascoste per sfuggire a killer e assassini prezzolati da aziende coinvolte in trame internazionali per folli progetti con il solo scopo di mettere a tacere voci incontrollate legate a notizie non dimostrabili di affari loschi.
Non mancano ovviamente, fughe, corse in macchina, gite sul lago (in battello), pick-nick, grigliate (sia di carne che di pesce), salti inaspettati nel tempo e nello spazio, flash-back e flash-forward, galline ammazzate in modo rituale e sangue, tanto sangue, sangue a fiumi.
Torture di ogni tipo, squartamenti, ignare casalinghe fatte a fettine un poco alla volta, Ferrari parcheggiate in doppia fila rigate con le chiavi di casa, cavedani venduti per lucci, insomma molte scene forti che il lettore di thriller saprà apprezzare per la loro crudezza e la loro liricità intrisa di cattiveria e olio di semi di girasole.
Sullo sfondo della complicatissima e intricatissima trama del romanzo non mancano le descrizioni della Parigi notturna, della Berlino pomeridiana, della Londra mattutina, della Roma ore pasti, della Stoccolma invernale e della Siviglia estiva.
Mancano forse, per dirla tutta, le mezze stagioni ad Atene e gli aperitivi milanesi, ma non si può pretendere tutto!
C'è, quindi, molta carne al fuoco nelle 888 pagine del romanzo; Abebe ci trasporta con maestria e poeticità innegabili lungo percorsi a dir poco complessi e intriganti, oltre che intricati, fino al finale inaspettato e catartico.
Nelle ultime pagine non possono che affiorare le domande che ci inseguono come ombre lungo tutto il romanzo, chi ha fatto cosa, quando e perchè? Dove? A chi giova? Come mai non si capisce? Quando è iniziato tutto? Come spiegare tante morti, tanto dolore e tanto sangue versato? Cosa si nasconde dietro tutto questo?
Confesso che mi ha lasciato un po' perplesso il finale del romanzo, che i moltissimi estimatori di Kabila acriticamente definiscono geniale e transeunte, ma che a me ha lasciato un pochino di amaro in bocca.
Abebe Kabila infatti conclude il suo thriller così: "Caro lettore, la verità che sta dietro a tutta questa storia è un segreto segretissimo (io te l'avevo detto fin dall'inizio, rileggiti l'incipit se non ci credi!); tu lo sai tenere un segreto? Io sì!"
L'autore, quindi, conclude senza svelare nulla dell'intricatissima matassa che ha costruito lungo le 888 pagine del libro, tenendo per sé la soluzione della storia.
Con tristezza dobbiamo constatare che a Qualcuno non deve essere sembrato comunque sufficiente questo finale, visto che il povero Abebe Kabila è stato freddato con 7 colpi di pistola nell'androne della sua casa di Marrakesh pochi mesi dopo l'uscita della sua "trilogia in un solo libro", come lui stesso aveva definito il romanzo "La ragazza dei castelli che odiano il fuoco di carta". Sopra il suo corpo insanguinato solo un foglietto di carta con scritto: "Non si sa mai".

lunedì 2 gennaio 2012

CØNÐRAN e lo Svopp dell'eterna verità di Corinna Pussel-Tartan


CØNÐRAN

e lo Svopp dell'eterna verità

di Corinna Pussel-Tartan


Per chi è appassionato del genere Fantasy questo è certamente un libro da non perdere!
Lo consiglio comunque anche a chi, pur non essendo appassionato di fantasy, ha un tavolino con una gamba rotta alta venti centimetri.
Come in ogni fantasy che si rispetti anche in CØNÐRAN e lo Svopp dell'eterna verità di Corinna Pussel-Tartan, il tema è l'eterna lotta tra il bene e il male.
La prima parte, circa cinquecento pagine, a qualcuno potrebbe risultare forse noiosa, si tratta infatti della descrizione dettagliatissima del mondo di H'olui`ndremas, ma è fondamentale per comprendere tutti gli staordinari avvenimenti della seconda parte del corposo romanzo.
Cartine, descrizioni di montagne, pianure, fiumi, vallate, laghi, mari, tutto questo per permettere al lettore di comprendere appieno, nelle successive milleottocento pagine, il contesto nel quale si svolgono gli eventi.
Forse esagerato l'inserto centrale con la piantina della metropolitana di AÐØÞ, la capitale di H'olui`ndremas, comprensivo dell'orario dei bus extraurbani con tutti gli orari delle fermate intermedie, che, scopriremo poi, raramente vengono rispettati dai troll che fanno da autisti.
Dopo averci descritto fin nei minimi particolari come è fatto il suggestivo mondo di H'olui`ndremas, dove si svolge la storia, Corinna ci narra le epiche gesta di CØNÐRAN, metà elfo, metà uomo e metà yowie, sì perchè nel mondo di H'olui`ndremas ogni cosa ha tre metà.
Insieme all'eroe ci sono il suo servitore ÏÐØ, metà gulon, metà abatwa e metà arimaspi e ¥ØÐÎ, un cucciolo di Sbudrin, metà gatto, metà allghoikhorhoi e metà catoblepa che accompagna sempre i due eroi, tra mille peripezie e mille battaglie, alla ricerca dello Svopp dell'eterna verità.
In sella a CÏØÐ, il suo alastyn, un cavallo mutaforma di rara bellezza, CØNÐRAN, insieme ai suoi compagni di avventura, combatterà contro gli jötunn, i troll, i perfidi ahuizotl mangiauomini e i gegetoni dalle lunghe corna.
Bellissime anche le pagine in cui l'eroica brigata deve affrontare uno stormo di alps succhiasangue e il difficile passaggio del passo del Ladone, dove al fianco del terribile drago, dovranno vedersela anche con il suo fido Cirbighio, un barghest di dimensioni gigantesche.
Ma il prode CØNÐRAN e i suoi amici non sono soli, lungo la strada, nelle loro avventure, saranno via via aiutati dal popolo degli astomi, che seppure senza bocca sapranno farsi capire e sapranno lottare contro i malvagi.
Inaspettatamente anche i goblin e un tatzelwurm senza nome saranno dalla loro parte, per il bene e contro il male, nella battaglia finale, quando anche il popolo dei nani, gli unicorni e i grifoni porteranno i nostri eroi, ormai in possesso dello svopp dell'eterna verità, alla vittoria finale.
Sorprendente poi il finale, CØNÐRAN infatti userà lo svopp, legando da una parte il filo bianco a cui è attaccato il bene, dall'altra il filo nero a cui è attaccato il male.
Metterà poi in vorticoso girare lo svopp che, prodigiosamente, mischierà il bene e il male producendo un garbuglio grigio, dove bene e male sono mischiati, ponendo così fine per sempre alle guerre tra bene e male e mostrando a tutti l'eterna verità: nulla è solo BENE o solo MALE e tutto è mescolato in un BENEØMALE dove tutti tirano a campare.
Per festeggiare ÏÐØ, il fidato servitore di CØNÐRAN, preparerà per tutti il negronnio, la bevanda magica per metà gin, metà vermut rosso e metà Bitter Campari.
Profonda la metafora del libro, che va ben oltre il romanzo fantasy classico; nel finale infatti appare chiaro come mai nella terra di H'olui`ndremas ogni cosa abbia tre metà e come dopo duemilatrecento pagine, anche all'autrice stessa, a quella Corinna Pussel-Tartan che non smetteremo mai di apprezzare, l'eterna lotta tra il bene e il male appaia come una gran rottura di palle.

giovedì 24 novembre 2011

L'imperatore Domiziano (Quello meno famoso) di Valerio Massimo Mastroianni


L'imperatore Domiziano

(Quello meno famoso)

di Valerio Massimo Mastroianni


Partendo dal ritrovamento di un'antica moneta tardo romana raffigurante l'imperatore Domiziano, Valerio Massimo Mastroianni ci porta indietro nel tempo, fino all'anno 271 d.C.
L'autore, in questo romanzo storico, ci narra, con dovizia di particolari, la storia del breve impero di Domiziano (Quello meno famoso).
Per non indurre in errore i lettori il bravo e puntiglioso Valerio Massimo Mastroianni, già nel titolo, ci tiene a precisare che non si tratta del Domiziano famoso imperatore del primo secolo dopo Cristo, per questo il titolo del corposo romanzo storico è concluso con la dicitura : (Quello meno famoso).
Domiziano II è il penultimo governatore romano della Britannia durante l'impero di Lucio Domizio Aureliano, il quale, nato nel 214 d.C., regnò dal 270 al 275 d.C.
L'impero romano si stà pian piano sfaldando ed è retto ormai da diversi anni da militari; sotto la guida tutt'altro che ferma e autorevole di Lucio Domizio Aureliano, molti dei suoi generali governatori si ribellano e ne usurpano la debole autorità nei territori da loro governati.
Non a caso il suo impero finisce perchè Lucio Domizio Aureliano muore assassinato da un gruppo di suoi soldati ribelli.
In Dalmazia per due anni, dal 271 al 272, si dichiarerà imperatore Settimio, in Siria sarà Giulio Aurelio Settimio Vaballato Atenodoro, figlio di Zenobia di Palmira a prendere il potere dal 271 al 274.
L'impero delle Gallie vedrà succedersi vari usurpatori, da Marco Piavonio Vittorino, che regnerà dal 268 al 271, fino ai due Gaio Pio Esuvio Tetrico, primo e secondo, padre e figlio, dal 271 al 274, mentre contemporaneamente anche Faustino si autoproclamava imperatore delle Gallie tra il 273 e 274.
In questa situazione alquanto caotica, dove sembra che l'anarchia sia il vero imperatore, si staglia fulgida la figura di Domiziano secondo, che sarà imperatore delle Gallie per ben quattro giorni nel 271 d.C.
Senza esagerare nei riferimenti alla situazione precedente e agli sviluppi successivi, il romanzo di Valerio Massimo Mastroianni si concentra nella ricostruzione storica dei quattro intensi giorni di regno dell'imperatore Domiziano secondo.
In oltre 1.300 pagine l'autore ci racconta in modo storicamente ineccepibile l'avventura dell'imperatore, dall'ascesa al potere manu militari fino alla sua morte, giustiziato dai suoi stessi soldati per alto tradimento quattro giorni dopo la sua autoproclamazione a imperatore delle Gallie.
Pur non avendo praticamente nessun documento che ne parli, a parte un breve riferimento in una fonte storica dell'epoca, per altro poco attendibile, Valerio Massimo Mastroianni riesce, con abilità e perseveranza, a ricostruire, dal nulla, un resoconto dettagliatissimo, ricco e avvincente di quei quattro giorni.
Il libro è diviso in quattro parti, dagli emblematici titoli : Giorno primo, Giorno secondo, Giorno terzo e Giorno quarto.
Maggiore risalto viene dato dall'autore ai giorni primo e quarto, perchè in questi giorni vengono narrate le gesta relative all'ascesa al potere di Domiziano II e alla sua caduta in disgrazia con la conseguente condanna a morte.
Più brevi, ma molto interessanti, i due capitoli relativi ai giorni secondo e terzo.
Proprio in questi due capitoli si possono apprezzare le grandi doti dell'imperatore, quando, saldamente al comando dell'impero delle Gallie, impartisce ordini, prende decisioni fondamentali, visita gli ammalati di peste, inaugura opere stradali, giace con diverse concubine, scrive le sue memorie (purtroppo andate perse), pianifica la riconquista di territori passati sotto il controllo dei barbari, detta la ricetta dei rognoni alla Domiziano secondo (ricetta purtroppo andata persa), tiene un discorso pubblico (di cui però abbiamo perso le trascrizioni), detta un'opera teatrale ai suoi scrivani (opera teatrale che non è giunta fino ai giorni nostri), si converte alla religione druidica nel giorno secondo ma capisce il suo errore e torna alla vera fede nel giorno terzo, inventa un importante strumento astronomico il cui nome non risulta dagli annali (i disegni sono purtroppo bruciati in epoca medievale durante l'incendio di Parigi), doma un cavallo di Frisia, cerca un Cercopiteco (senza trovarlo) ... e tante altre cose che potrete scoprire leggendo il romanzo di Valerio Massimo Mastroianni.
Buona lettura dunque, agli estimatori del romanzo storico Valerio Massimo Mastroianni, anche questa volta, ha fatto un grande regalo, certo romanzando le verità storiche, ma avvicinandoci alla storia vera con quel pizzico di inventiva che la rende così reale, così vicina, così interessante da farci divorare queste 1.300 pagine come se fossero acqua fresca.

martedì 8 novembre 2011

Romanzi di Liu Li (Wilbur Grisham), Wui Wu (Patricia King), Xiu Xu (John Cornwell), Hao Hu (Ken Smith) e Meizu Ma (Stephen Follett)


Romanzi

di Liu Li (Wilbur Grisham),

Wui Wu (Patricia King),

Xiu Xu (John Cornwell),

Hao Hu (Ken Smith) e

Meizu Ma (Stephen Follett)


Escono allo scoperto con questa raccolta di racconti (romanzi) i gost writers di autori famosissimi.
Tutti sappiamo infatti che è materialmente impossibile che uno scrittore sforni un libro di centinaia di pagine ogni anno o addirittura più volte all'anno.
Alcuni dovrebbero aver scritto da due a cinque pagine al giorno, tutti i giorni, sabati, domeniche, pasque, natali ... ogni giorno per 20, 30, anche più di 45 anni di fila !!!
Contemporaneamente poi hanno partecipato a interviste, presentazioni, scritto sceneggiature per la tv, il cinema, fatto apparizioni televisive, camei in film vari, gestito associazioni benefiche, fatto figli, sposato mogli, divorziato ... insomma tutti sappiamo che i loro libri li scrive qualcun altro, anzi, qualcun altri !
Per la prima volta però alcuni dei veri autori dei loro best-sellers vengono allo scoperto e ci regalano questa raccolta di racconti che, ovviamente, non ha nulla da invidiare ai campioni di vendita dei loro brand ufficiali.
Questi moderni Kunta Kinte, spezzate le catene che soggiogano la loro inventiva e la loro maestria di scrittori, all'ombra di gente che, al massimo, ha scritto un paio di romanzi all'inzio della carriera, questi grandi ma sconosciuti scrittori inanellano perle di perfezione in questo volume di oltre mille pagine.
Più che racconti infatti si tratta di cinque mini-romanzi, storie compiute e complete, che finalmente possono firmare in prima persona.
Chi stravede per Wilbur Grisham, Patricia King, John Cornwell, Ken Smith o Stephen Follett sicuramente apprezzerà questi romanzi d'autori, dei veri autori, che già hanno scritto molti dei mattoni dei ben più famosi che quei romanzi hanno solo firmato.
Tutti di origine cinese i gost writers vivono e lavorano però per le case editrici americane nei sottoscala della china-town di San Francisco, utilizzando come facciata, per depistare i curiosi, rosticcerie, lavanderie e altri tipici negozi cinesi.
E queste pagine trasudano unto e odore di fritto, sudore all'olio di palma, che cola dalla fronte di questi indefessi lavoratori che, nell'ombra e nel segreto più assoluto, sfornano capolavori conto terzi.
Ora però la verità è finalmente venuta a galla e non c'è da stupirsi se il prossimo best-seller non avrà più stampato in copertina il nome di Wilbur Grisham ma finalmente il nome del suo vero autore : Liu Li !