La ragazza dei castelli che odiano il fuoco di carta
di Abebe Kabila
Riporto
qui l'incipit del romanzo thriller "La ragazza dei castelli che odiano
il fuoco di carta" di Abebe Kabila, campione di incassi ormai da ben tre
stagioni letterarie, perchè, da subito, dà un'idea precisa del romanzo:
"Caro lettore, la verità che sta dietro a tutta questa storia, che vado
a raccontarti, è un segreto segretissimo, che più segreto non c'è."
Da
qui in poi la trama di questo thriller si fa complessa ed intricata.
Non voglio svelarvi nulla per non togliervi il gusto della lettura, una
lettura che sicuramente vi terrà attaccati al libro di Kabila fino alla
fine, senza riuscire a staccare gli occhi da quelle pagine se non per
una pisciatina ogni tanto.
Siccome
tra i motivi per cui staccare lo sguardo non c'è l'ingurgitare cibo, la
lettura vi porterà anche a dimagrire di circa 5 chilogrammi (per le
donne una taglia in meno!).
Mi
limiterò ad elencare in che ambiti oscuri e tramosi si dipanano gli
oscuri e tramosi tentacoli di questa storia così complessa, oscura e
tramosa, che solo Kabila avrebbe, ed ha, saputo scrivere.
Storie
segretissime legate al nazismo, al fascismo, al comunismo e al
positivismo. Oscuri simboli dispersi in rete tramite criptiche pagine
web poi oscurate da autorità onnipresenti, compiacenti e conniventi.
Società
segrete che per scopi segreti nascondo innominabili segreti in stanze
introvabili dentro castelli sperduti in lande desolate e buie.
Persone
disperse, assassinate o scomparse, forse occultate come cadaveri, forse
nascoste per sfuggire a killer e assassini prezzolati da aziende
coinvolte in trame internazionali per folli progetti con il solo scopo
di mettere a tacere voci incontrollate legate a notizie non dimostrabili
di affari loschi.
Non
mancano ovviamente, fughe, corse in macchina, gite sul lago (in
battello), pick-nick, grigliate (sia di carne che di pesce), salti
inaspettati nel tempo e nello spazio, flash-back e flash-forward,
galline ammazzate in modo rituale e sangue, tanto sangue, sangue a
fiumi.
Torture
di ogni tipo, squartamenti, ignare casalinghe fatte a fettine un poco
alla volta, Ferrari parcheggiate in doppia fila rigate con le chiavi di
casa, cavedani venduti per lucci, insomma molte scene forti che il
lettore di thriller saprà apprezzare per la loro crudezza e la loro
liricità intrisa di cattiveria e olio di semi di girasole.
Sullo
sfondo della complicatissima e intricatissima trama del romanzo non
mancano le descrizioni della Parigi notturna, della Berlino pomeridiana,
della Londra mattutina, della Roma ore pasti, della Stoccolma invernale
e della Siviglia estiva.
Mancano forse, per dirla tutta, le mezze stagioni ad Atene e gli aperitivi milanesi, ma non si può pretendere tutto!
C'è,
quindi, molta carne al fuoco nelle 888 pagine del romanzo; Abebe ci
trasporta con maestria e poeticità innegabili lungo percorsi a dir poco
complessi e intriganti, oltre che intricati, fino al finale inaspettato e
catartico.
Nelle
ultime pagine non possono che affiorare le domande che ci inseguono
come ombre lungo tutto il romanzo, chi ha fatto cosa, quando e perchè?
Dove? A chi giova? Come mai non si capisce? Quando è iniziato tutto?
Come spiegare tante morti, tanto dolore e tanto sangue versato? Cosa si
nasconde dietro tutto questo?
Confesso
che mi ha lasciato un po' perplesso il finale del romanzo, che i
moltissimi estimatori di Kabila acriticamente definiscono geniale e
transeunte, ma che a me ha lasciato un pochino di amaro in bocca.
Abebe
Kabila infatti conclude il suo thriller così: "Caro lettore, la verità
che sta dietro a tutta questa storia è un segreto segretissimo (io te
l'avevo detto fin dall'inizio, rileggiti l'incipit se non ci credi!); tu
lo sai tenere un segreto? Io sì!"
L'autore,
quindi, conclude senza svelare nulla dell'intricatissima matassa che ha
costruito lungo le 888 pagine del libro, tenendo per sé la soluzione
della storia.
Con
tristezza dobbiamo constatare che a Qualcuno non deve essere sembrato
comunque sufficiente questo finale, visto che il povero Abebe Kabila è
stato freddato con 7 colpi di pistola nell'androne della sua casa di
Marrakesh pochi mesi dopo l'uscita della sua "trilogia in un solo
libro", come lui stesso aveva definito il romanzo "La ragazza dei
castelli che odiano il fuoco di carta". Sopra il suo corpo insanguinato
solo un foglietto di carta con scritto: "Non si sa mai".
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